La critica di Giovanni Amodio

 Oscar Carnicelli nel suo oulipistico contributo alla variabilità estrema delle casualità e delle possibilità infinite delle varianti cromatiche,(…) privo di meccanismi tecnici ed elettronici, esplora le possibili combinazioni che appaiono nel-l’ordine dei centomila miliardi.
L’analogia (…) procede per elaborazioni visive, che partendo dalle immagini archetipe che il cosmo demanda alla forma sferica, alla circolarità, alla valenza orbitale, alla suggestione spaziale, consentono di crearne sempre di nuove.
Il fonologo e psicanalista ungherese Ivan Fònagy parla di «Ripetizione creativa», (…) in quella pittorica per Carnicelli (…) con applicazione del sistema deduttivo e induttivo (…) non più applicato esclusivamente alla musica, per il nostro artista si applica con esiti strepitosi.(…)

La realizzazione di formazioni e deformazioni «anamorfiche» sulle stesse opere del passato, la continua ricerca che la circolarità delle forme, modulo privilegiato ed «ossessivo» ripropone all’infinito, nella reite-razione ed incastro di immagini e cromie sempre più impegnate nel repertorio, conducono Carnicelli sui piani strutturali di un’opera-mondo pittorica, secondo la definizione di Umberto Eco a proposito di grandi opere letterarie.

(…) L’artista continua nella sua lucida follia cromatica a coltivare l’ossimoro dei contrari per ricongiungerli e sfuggire manicheismi vacui, per proseguire nella più seria coerenza espressiva, nell’indagine senza fine che, in relazione ritmica (nella forma e nel contenuti), adempie alla funzione fondamentale di ricercare un rapporto di equivalenza tra la vita del cosmo e quella dell’uomo, nel macro e nel micro.

(…)  il numero in questione 1,618 seguito da una sfilza di altri numeri decimali, trova applicazione in natura ma anche nell’arte e nella musica. L’astrofisico Mario Livio sostiene che la cifra racchiude il segreto della bellezza e certamente il lavoro di Oscar Carnicelli, volontariamente o inconsapevolmente ne intuisce l’efficacia e «l’aurea» armonia, se compone opere eclatanti

(…) un artista come Carnicelli, ha ipotizzato , sulla strada dell’arte, (…), il discusso paradigma dialettico che oggi si applica a tutti i versanti della globalizzazione.L’oligarchia dei paesi egemoni cerca fusioni impossi-bili sul piano della verità e della giustizia sociale, se la natura umana si presenta geneticamente, geografi-camente e soprattutto culturalmente discriminatoria e con potenzialità altamente differenziate.

(…) Oscar Carnicelli che intesse con una miriade delle sue pantagrueliche opere il suo Atelier e le opportune sedi espositive, tutte di grande prestigio come Università ed Enti Pubblici, avviandosi anche ad una mostra di grandissimo respi-ro in un museo del Messico, quella «guerra dei mondi», rivendica ben altra enunciazione, cioè «LA PACE DEI MONDI».

[In] (…) «Finnegans Wake» di J. Joyce, appare la parola «VORTICOMONDO». L’intera opera di Carnicelli sembra contenere tale con-cetto di simbolizzazione operativa ed evocativa, per il quale il senso del vortice si accompagna a quello della forma terrestre, il segno del mondo reitera nel vorticismo, (corrente poetico-pittorica teorizzata da Ezra Pound), l’accadere dei mondi che si alternano, combaciano, si rincorrono, risucchiano nella visuale umana che li assorbe le grandezze infinitesimali con quelle umane.

(…) nella vicenda artistica di Oscar Carnicelli, interprete per noi di ciascuna memoria, ciascuna evocazione. La cosmica coscienza trova abissi di passato e anni luce di proiezioni future e ci unifica nella diversità, per ipotizzare l’uguaglianza.

In questa direzione la lettura dell’intera opera di Carnicelli si avvale della complicità del colore, del desiderio di riconciliazione tra i popoli, della tensione al bene non come alternativa, ma come esclusione totale del male, del bisogno di contribuire con la forza della purezza dell’arte al ripristino di un ordine universale, non solo e non più di valore matematico-astronomico, ma di principio sociale, umanitario antropologico. Ed ecco che la PACE DEI MONDI appare rivendicata in tutta la estesa gamma di sfere planetarie che si incontrano, si inseguono, si alternano e si scambiano ruoli e orbite, andamento e simbologia estetico-formale, in quella sontuosa e ricca gamma di tonalità cromatiche, di angolazioni impaginative, di diversificazione della loro texitura interna. Nell’opera di Carnicelli non si coglie mai la reiterazione di autoplagio, tanto ogni volta si rinnova il carnet espressivo, tanto ogni volta le invenzioni espressive, formali, concettuali generano mondi diversi, oppure lo stesso mondo volto nelle mille sfaccettature prismiche che solo la visione interiore può generare, con i segni di un incanto, la magia di molti colori, la capacità di inverare il luogo del fantastico, la visionarietà della intelligenza, l’intenso senso della materialità, in concezione d’amore e di pace. Un miracolo metafisico che coglie il tempo e ne rigenera la valenza.

estratti da “Oscar Carnicelli in Messico :antologia / Giovanni Amodio – Caltanissetta – Società nissena di Storia Patria , 2012”

Una explosión en color y forma nos remonta a las luces y a los brillos del origen del universo en una constante de la radiación de la energia que nos transporta a la intimidad de la intuición y visión del mundo, en una mixtura que recoge a la materia dotandola de espiritu.
Los reductos de la Filosofia del Ritmo operan en las múltiples visiones de los opuestos y contrarios matizados por una enriquecedora cascada de cromatismos. La fusión de los contrastes es una unidad dentro de la diversidad del mundo de Carmicelli en donde coexisten y se complementan. Podriamos enunciar que dentro de su obra subyace el sentido de la dualidad universal, en una policromia de motivos y temas que se entrelazan armónicamente. Una de las comstantes es lavariación. Otra de las contemplaciones se desprende de una cercana analogia sonora al estilo de Platón de la Armonia de las Esterass remontandonos al arcaismo de millones de años, la inmanencia permanencia, el continuo/discontinu como nos lo refiere al critico Giovanni Amodio y a sus actuales iridiscenzas de la vibración cosmica, nos lleve Carmicelli, con una emoción de enorme fuerza y presencia evocadora. Los temas de algunas de sus piezas como «Al principio era el Big Bang», «En el Cosmos del Color», «Arte y Matematicas, etc., se acuñion simbolos, significados y significantes. Vale decir «El Horizonte del Mundos como r figuración. La creación actual y en especial, las herencias del Siglo XX, siendo infinitas y altamente contrastante suman y funden en la obra de Oscar Carnicelli, generando los paisajes de la energia y de la emoción pravocado del micro y del macrouniverso de la creación humana, integrando en ello a la ciencia y a la filosofia. Reconoce reconocernos a través de la obra de arte es una de las experiencias que enaltecen al hombre y al individuo dstro fiempo, en estos aciagos momentos de alta convulsion y sacudimientos que al igual que en atras épocas muet wan un picipio de organicidad formidable.

Si los paisajes, la figura humana y la naturaleza, han sido el motivo de la variación de las concepciones gra sentaciones humanas a través de los tiempos, desde siempre, Carnicelli nos transporta a la cosmovisión que integra el ongen, nuestro origen, en una conjunción de particulas dentro del todo, provista de una respuesta alisima dinamica y fuerza evocadora del espiritu que hace cantar a la materia Magnifica oportunidad para acercarse a uno de los universas de la creación actual, en Italia y en Sicilio, qua nos ohace este estupendo artista que viene a enriquecer las estupendas muestras que viene realizando el Museo de Arte nuno conjunción del ayer con el hoy de la expresión artistica Largamente acariciada, la presente exposición, es una mas de las interacciones que buscamos fortalecer para con verra Querétaro en una de las plazas de atracción artistica en donde el turismo cultural aporte nuevas posibilidades cursos para nuestra desarrollo y presencia en el concierto universal del Arte.

Hoy toca o Querétaro la oportunidad de acercarse a este creador cosmico que explora desde el punto de viato dirla estético los macro y los microuniversos penetrondo en las esencias primordiales del Arte, respondiendo al sentido de pulso e impulse

Francisco Nuñez Monter

Oscar Carnicelli está en Querétaro, la vieja ciudad mexicana del altipiano, que se fundó a principios del siglo XVI y que liegò a ser la tercera ciudad del Virreinato de la Nueva España en el barroco siglo XVII, cuando los agustinos de la Provincia de Michoacán establecieron esta prodigiosa Casa de Estudios Mayores de Arte y Filosofia que ahora alberga al Museo de Arte de Querétaro.

Cornicelli, pintor siciliano, troe consigo una constelación de astros, una galaxia en pinturas, la fuerza inconimensurable de su paleta convertida en una serie de telas que muestran al planeta en que vivimos en toda su expre- sión. Un mundo verde, adolorido. Esferas de colores, que trasmiten sentimientos explosivos capaces de estreme cer al espectador, aun aquellos que sienten haberlo vivido todo, los que se creen inmutables. Ninguno concluye su visita sin una reflexión forjado desde lo hondo. Nuestro autor conjuga el uso magistral del color y un conocimiento pleno del oficio con una serie de trazos inteligentes y bien logrados, que se expresan mejor en lienzos generosos, para decirlo en gran formato, para señalarlo en voz alta: el artista se duele del terrorismo y la barbarie, la pérdida del equilibrio ecologica, la escisión contemporanea de la Tierra en la lucha maniqueista Oriente/Occidente. Sus alegorias son hay en dia universales, pues no hay ser humano que no haya lamentado la vivencia, lan cercana e intima gracias a las comunicaciones,

de los actos de ataque a victimas inocentes, que se cuentan por miles: la destrucción de las Torres Gemelas, de los budas gigantes de Afganistán, de los derrames de petróleo crudo, del dolor de cada dia

Hay en las piezas de Carnicelli un corazón que late con la misma pulsión de los grandes frescos del muralismo mexicano. El creador italiano acepta y analiza la semejanza y coincidencia de algunos elementos de su obra con la de José Clemente Orozco, Diego Rivera y David Alfaro Siqueiros. Más alla de los tres grandes creadores de las primeras décadas del siglo XX, Carnicelli analiza a Rufino Tamayo y a los audaces arquitectos que han hecho del sentir del Mexico un estilo reconocido a nivel internacional. La arquitectura, que es el plano paralelo en que se desenvuelve Carnicelli en su vida profesional, tiene gran influencia en su propio trabajo plastico El lenguaje visual con que se expresa este autor ha sido cuidadosamente decantada a través de las décadas. Su estética se convierte en una manifestación telurica. No es casual su atracción por los volcanes en erupción antes bien, se trata de la mejor metáfora posible para mostrar el movimiento de lava ardiente que alcanza, en el corazón de Carnicelli, niveles de fusion de los materiales humanos, del sentimiento y la razón, de la esperanza y la inteligencia, para invadir corno fuego las venas de su cuerpo, y llegar a las manos para trasmitir al pincel todo ese estremecimiento semejante al temblor que cimbra la superficie en que transitan sus semejantes. Es decir, usted y yo, cuando tenemos el privilegio de admirar las obras de Oscar Carnicelli.

Araceli Ardón Directora del Museo de Arte de Querétaro

MAXEXCELL

[Locus memoriae)

AL PRINCIPIO ERA EL BIG BANG

Sobre las pantallas de objetos estelares. extremadamente lejanos, se ha observado el desplazamiento de la linea espectral hacia el rojo y el flujo luminoso que proce de de distancias cosmicas, en el cómputo de los años luz por miliardos de años, enfo- ca el concepto de color four court, por el cual la teoria del “big bang”, si bien contie ne en el “estallido el principio explosivo del universo, no puede más que compen diar el principio de la esencia cromatica, por intensidad, variación, fusión caleidos cópica, expansión dentro y mas allá de los terminos espacio-temporales

En todas las direcciones sucesivas del cos mas, cada punto extremo, desde el momen to de la deflagración, es acompañado por una componente igualmente cósmica del color, liberado por el calor y el esplendor de la “creación” La hipotética matriz en la unidad semantica del enunciado configura relaciones, enredos y complicidades, por los cuales un artista como OSCAR CARNICELLI, “cósmico” por elección más allá de la atendibilidad cientifica, pero audaz partidario de una extension metricoperspectivista de los instrumentos primordiales del arte, descubriendo la pulsión creativa del “principio”, postula la regresividad y se apropia por medio de la teoria patafisica conj roda por Jarry, la solución de la ciencia imaginaria, de la fantasia que corrobora la realidad, porque la supera la violento, lo precede y la anula.

El color como alteridad de lo vacio, como solución de lo neutro, como voz musical del silencio, se vuelve ei domnio utópico de la sensación visual equilibrio constante entre la inconstancia y la convencionalidad del tiempo y la sublimación del alma, como reabsorción humana y parcial del acto creativo y del recuerdo inconsciente del nocimiento del universo.
No es casual que el especialista en estética Luigi Pareyson encontrara una perfecta consonancia entre la a
tualidad del artista y su formación, identificando humanidad y estilo, hallando un especular valor entre la perso- na y su obra.

El placer del color estudiado y sustraido de la esencia primordial, densidad, intensidad y brillo, para acompañar. lo en su evolución de miliardos de años y de búsqueda, en el ritmo de su energia expresiva, en la compleja y ela borada escansión y reinvención llevadas a cabo por Carnicelli, a través de un largo, exhaustivo y monumental tra bajo, constante y coherente, en su flujo de cincuentenaria fidelidad a su “fuente”, libera energia fisica y psíquica en el ámbito de un proyecto estético definido pero infinito.
Oscar Carnicelli en su oulipistica contribución a la variabilidad extrema de las casualidades y las posibilidades infinitas de las variantes cromáticas, recordando “El taller de literatura potencial” (OU.UI.PO), fundado en 1960 por F. Le Lionnais y en el que participó activamente Queneau, carente de mecanismos técnicos y electrónicos,explora las posibles combinaciones que aparecen en el orden de los cien mil miliardos. La analogia cósmica tanto de la temático, como de la conceptualidad programática de su trabajo de artista, procede por elaboraciones visuales, que partiendo de las imágenes arquetipicas que el cosmos confía a la forma esférica, a la circularidad, al alcance orbital, a la sugestión espacial, permiten crear otras nuevas

Aquí la actitud cultural oulípística que repudia su emblema (el ordenador personal), realiza programas, seccionan do y reconstruyendo visiones astronómicas en sus componentes elementales, para reinventar y extender “atras” for
mas, enunciar disciplinas artísticas innovadoras, distanciar y juntar al mismo tiempo, presente, pasado y futuro. historia, geografia, medievo y evo nuevo, en los lábiles confines que la memoria y el futura ya no pueden orde nor cronológicamente, sino encabalgar y colocar, a veces en simbiosis, a veces en antinomia. Las categorías vari- an en el enriquecimiento de un descubrimiento más avanzado que el artista asume como acto de prelación sobre la misma ciencia La realización de formaciones y deformaciones “anamórficas sobre las mismas obras del pasado, la continua búsqueda que la circularidad de los formas, módulo privilegiado y “obsesivo”, repropone al infinito, en la reite ración y encaje de imágenes y cromias cada vez más comprometidos en el repertorio, conducen a Carnicelli a los planos estructurales de una abra-mundo pictórica, según la definición de Umberto Eco a proposito de las gran des obras literarias.

No es raro que las compaginaciones pictóricos innovadoras, ricas en puntos de fuga y siempre indemnes a la con vencionalidad de los encuadres estereotipados, encuentren en Carnicelli una particular y original aplicación artistica de la figura retórica del “quiasmo. Dos miembros conceptualmente paralelos se acercan de modo que los términos del segundo estén dispuestos en el orden inverso a los del primero. Tómese como ejemplo un pensamiento de K. Marx: “Desde luego el Arma de la critica no puede sustituir a la critica de las armas” Camicelli depone la circularidad de sus astros planetas mundos, que regreson paralelos o invertidos en la sección neutra de fondo, al punto de reaparecer ópticamente de otra guiso, en otro modo-mundo La visión se duplica y acentua de manera polivalente las infinitas variaciones cromáticas internas que se desarro llan en otras mil soluciones, se reclaman, se invierten, se suceden, se enuncian 
Dos palabras (dos Imágenes), que normalmente están unidas, se separan y “el hiperbaton” visual se concreta con la escisión que exalta su alcance simbólico, esconde sus multiples significaciones.

El fanólogo y psicoanalista húngaro Ivan Fonagy habla de “Repetición creativa”, para aquellos artistas que en su taller se proveen de tensión y distensión, asumiendo la pertinencia de figuras centrales, en la escritura literaria, y en la pictórica para Camicelli, que reúnen inmanencia y trascendencia, con aplicación del sistema deductivo e inductivo. El concepto de variaciones sobre un tema, yo no aplicado exclusivamente a la música, se utiliza con resultados estrepitosos.

La repetición asume entonces el valor de petición multiple y, en el caso de Carnicelli, de infinito predominio de una poética que recurre a unos propuestas cada vez más fértiles y perturbadoras

Giovanni Amodio

Agostino Bagordo

Divisioni e mutazioni
 L’acrilico, di forte emotività e suggestione scenografica, assume a volte i toni del pastello, ma un fluido animatore, nei suoi moti armonici, abbraccia l’universo delle forme, il globo terracqueo, i pianeti, le orme, e tutto si rigenera in contrapposte copie: la luna falciata , un totem, il taglio saraceno ,un rostro, una scia di luce, un buco nero. Incavi, ornamenti, effusioni magmatiche, fantasiose anomale configurazioni, iconi sembrano emergere da meandri, fiordi impenetrabili e favole astrali. Un omaggio di Oscar Carnicelli anche alla sua Sicilia, terra madre di grandi valori che, come ha ricordato Mario Luzi, senza di essi il quadro della cultura e della civiltà italiana scolorirebbe nella povertà di qualità essenziali.
Aldo Gerbino
 
 

Aldo Gerbino

Le iridescenze della fantasia II suo discorso pittorico, vissuto ai margini di una icona leggibile e ormai muta contro ogni possibile sollecitazione, rende paradossalmente pertinente qualunque trascorsa e oggettiva trasparenza, e pone il lavoro di Oscar Carnicelli nell’alveo di una stimolante dicotomia di visioni che, a poco a poco, sono andate stemperandosi verso un mondo di virtuali sembianze geometriche, corpi nutriti da un substrato di espressionistico soffocamento. Le ferite simbologie fonematiche, gli iconogrammi linguistici pervadenti fogli e tele, i paesaggi interiori attraversati da spasmodiche scritture, e i più lontani registri postrealistici (già individuati da Sciascia e Giunta), sono riscontrabili in quella lontana precisazione di Franco Grasso (1969), che vedeva nella formazione di Carnicelli “l’ossessiva geometria confrontarsi (o scontrarsi) con un tracciato di base rivolto all’espressionismo e dal quale, aggiungiamo noi, dopo oltre un decennio, avrebbe preso corpo una sorta di impressionismo astratto.  

 

Carmine Benincasa

«La sua calligrafia mitografica tocca i grandi temi della civiltà tecnologica in un’oscillazione dialettica tra natura e storia. La natura emerge come sfondo e certezza, come pulsione scritturale e libertà di segno e di gesto; la storia emerge come segno controllato e come rigore geometrico».
Fiorella Falci
 

Guglielmo Tocco

«Una straordina-ria eleganza, leg-gera e naturale, permea tutto il lavoro di Oscar Carnicelli. Le vibrazioni dei colori, la inaffer-rabilità dei segni e, appunto, la non comune ele-ganza giustifica-no da sole la nascita e la vita di ognuna delle N \ opere di questo artista e le collo-, N \ cono ai più alti Povera colomba – acquaforte-acquatinta livelli dell’arte pit-1971 torica. Ma già al primo sguardo si intravvedono molteplici altri piani di lettu-ra, sempre più profondi e sorprendenti, sicché alla fine risultano essere opere di grande e geniale com-plessità strutturale». 

Fiorella Falci

Continuo- discontinuo .La verbalizzazione logica che traduce la complessità generativa, cromatica e formale, delle opere di quest’ultima fase della produzione di Oscar Carnicelli,rappresenta bene, degli anni che stiamo vivendo, l’apparente contraddittorietà.Una dialettica degli opposti che traduce in cromatismi dalla forza plastica i conflitti che stanno generando i pianeti nuovi di un universo in corso di ri-definizione tumultuosa. L’analogia delle forme e dei perimetri richiama costantemente il rapporto tra mondi e mente, quasi che le volute cerebrali di cervelli del futuro si articolino in libertà conflittuale nel dare vita a galassie in cui il passaggio dal caos al cosmos non è ancora scontato ne tanto meno irreversibile.Pittura che interroga,quella di Carnicelli: visionaria e problematica, inquietante e ottimistica al tempo stesso.

 

 

Francesco Carbone

Carnicelli o di una nuova latitudine della pittura II rapporto dell’uomo ai luoghi e, attraverso i luoghi, agli spazi risiede nell’abitare. La relazione di uomo e spazio non è altro che l’abitare pensato nella sua essenza. Per Oscar Carnicelli il suo abitare è nel luogo della pittura che apre l’accesso in un posto di terra e cielo, disponendo lo stesso sito in spazi e visioni di uno straordinario immaginario creativo, dove le nozioni di forma, luce, colore non sono l’ordine dell’aristotelismo rinascimentale, nè la formaliter spectata, cioè la regolarità dei fenomeni nello spazio e nel tempo kantiani, ma uno splendido insieme di tutti i fenomeni naturali che si identificano e si sublimano in quelli vividi e alitanti che deflagrano oltre il cielo in miriadi di colori privi di sussiego, disponendosi ai richiami di un arte innovatrice. Cosè, l’abitare pensato nella sua essenza – che è considerazione di Heidegger risiede, per Oscar Carnicelli, proprio in quell’esaltante insieme di manifestazioni cromatiche, la cui astrazione, suggestivamente tumultuosa, esprime forme sciolte, vorticose, affluenti e defluenti, dinamicamente contrastate, dilaganti o fuse rendendo tutto ciòprincipio di vita e di movimento, energia genetica. Un movimento, però, che non insidia nè; turba lo svolgersi e il concedersi, intelligente e ponderato, dell’evento pittorico, ma che dimostra invece un senso ravvicinato di immanenza accessibile, un rapporto ancora possibile tra arte e natura, tra natura e cultura, agite sui percorsi dell’uomo e dei suoi sentimenti, al di  là delle seduzioni del mito. 

Francesco Gallo

«La pittura di Oscar Carnicelli è l’esito di una continuo trasformazione concettuale e poetica che trova, nella tec-nica roffinatissima delle sue opere, un punto di coagula-zione, che è solidificazione di uno spessore fatto di stra-tificazioni, la cui superficie visibile è il punto in cui l’invi-sibile di una fecondissima officinalità viene o mostrarsi, a darsi come strumento della conoscibilità, speculare alle luminescenze della contemplazione. Un doppio livel-lo di lettura che viene richiesto da queste ultime opere che hanno per oggetto la complessità, lo spessore di una pittura che contiene un forte elemento coscienziale, a cui non basta accorgersi dell’esistenza degli enigmi, ma vuole rendersi conto della loro consistenza, trovarne il punto debole, su cui innestare una ermeneutica, capace di scioglierne il codice e farlo diventare strumento di conoscenza, per quello che la pittura può fare con la persistente literatura, che può dire cose che gli altri lin-guaggi non possono dire». 
 
 
 

Franco Spena

Metropolis E’ una pittura corale e criptica nello stesso tempo, che svela bagliori di verità e torna subito a produrre nascondimenti in quelle insenature del pensiero ove iniziano vie di imperscrutabile mistero. E’ la voce dell’ombra che si fa espressione nella luce sempre pronta a trovare le parole dell’essere che emergono da un silenzio che è tensione e magmatica esplosione di luci e di colori. Una metropolis interiore che vive per contrasti forti o per notturne galassie, per flussi di energie come enjambements improvvisi, per frastuoni, come per inquietanti vuoti di parole. I segni e le forme di Oscar Carnicelli divengono così metafore di un eterno fuggire e ritrovarsi, di abbandoni e congiungimenti, per inseguire e cogliere elementi oppositivi all’interno dei quali si dimensiona il senso dialettico dell’esistere, il senso dell’uomo che costruisce nella separazione la sua storia che si disgrega e compone. Si riconosce nella sua opera dunque il bisogno di orientare un equilibrio gravitazionale di segni sospesi fra l’etereo e il notturno che, in un esercizio di radiante libertà, sprigionano energie in tensione che in uno spazio che si dilata e si combina tornano ad esplorare le profondità dell’essere per continuamente riemergere per farsi forma e materia.

Gino Cannici

«…Le trame filigranate di queste acqueforti, per la loro complessa elaborazione e per I’deguato ricorso alle mezzetinte, siano molto più che un’improvvisa illumi-nazione creativa vanno oltre ad una fugace orma del pensiero. Dopo un primo istante di grazia che ne ha generato il primo tratto, l’artista vi ha rifuso, segno su segno, tutta la ricchezza della sua sensibilità percetti-va volta ad indagare l’essere umano e le cose per ren-derne l’essenza. E agevole vedervi la sintesi autobio-grafica del suo percorso artistico con le componenti più ricche di implicazioni drammatiche, ravvisabili nei due antitetici aspetti delle sue preferenze concettuali e figurative: la violenza e l’amore, entrambi fatalmente inerenti alla natura dell’uomo, pur nella differenza abissale della scala etica». (1971)  
Giovanni Occhipinti
 
 

Giovanni Occhipinti

Epifanie geometriche nelle astrazioni metafisiche di Oscar Carnicelli Carnicelli accoglie nella ricca tastiera della sua tavolozza le problematiche e i drammi della contemporaneità,anche quando le sue immagini passano dalla dimensione del quotidiano alla dimensione cosmica, come per denunciare il descensus ad inferos e la conseguente tensione all”‘Oltre” dell’umanità e del mondo. Le sue grandi tele si animano alla  gestualità dell’espressionismo astratto,però va anche detto,a suo merito, che esse dimostrano la capacità dell’artista di metabolizzare e trasfigurare ogni ascendenza novecentesca. Nei suo emblemi allegorici o, meglio, figurazioni dell’allegoria,egli esprime anche il grottesco della vita e della contemporaneità attraverso un viaggio pittorico ricco e complesso,che dalla tradizione della grande arte giunge alla riflessione sull’attualità della vita e del mondo,affidando tutto alle vibrazioni cromatiche e delle forme in vorticosi processi metamorfici di nascita e morte. 
Guglielmo Tocco